La disfagia: conoscerla e intercettarla.
Molto frequentemente, quando ci rechiamo dal medico, ci vengono consegnati referti o parliamo con gli operatori sanitari facciamo fatica a capire bene il significato dei termini che ci vengono riferiti o che vengono scritti. Una parola attualmente molto in uso ma ancora poco conosciuta è, appunto, “disfagia”. Questo termine viene spesso utilizzato da medici otorini, foniatri, fisiatri e neurologi o da operatori sanitari come logopedisti, fisioterapisti e infermieri.
Prima di dare una definizione di tale concetto, bisogna effettuare un piccolo riferimento ad un altro termine che è “deglutizione”. La deglutizione è stata definita da Oskar Schindler come “l’abilità di convogliare sostanze solide, liquide, gassose o miste dall’esterno allo stomaco. Le sostanze possono sia fisiologicamente che patologicamente avere direzione dall’esterno allo stomaco o dallo stomaco verso l’esterno con percorsi parziali o completi o arrestarsi in determinati punti del transito”. La deglutizione comprende una fase orale volontaria, quindi sotto il controllo della nostra coscienza e due fasi riflesse, non dipendenti dalla nostra volonatà, che sono la fase faringea ed esofagea. Attraverso l’atto deglutitorio e le sue fasi, quindi, noi riusciamo a bere, a mangiare, ad assumere farmaci e, ovviamente, a deglutire la saliva.
La disfagia, invece, viene definita come una “difficoltà nella deglutizione”. Ma come si manifesta? Come una incapacità nel preparare il bolo alimentare e/o a farlo procedere in sicurezza dalla bocca allo stomaco. Di conseguenza, quando siamo di fronte ad un quadro di disfagia, sussiste una difficoltà o un’impossibilità ad attuare una alimentazione orale autonoma e sicura.
La disfagia è presente nel 20% della popolazione dopo i 50 anni (in questo caso si parla di presbifagia), nel 50-90% dei pazienti con morbo di Parkinsn e chiaramente aumenta nelle persone con patologie neurologiche o che hanno subito interventi nel distretto testa-collo.
Va sottolienato che la disfagia non è una malattia ma è sempre un sintomo di una patologia presente! Cosa significa? Per spiegare meglio facciamo un esempio. Se una persona ha subito un intervento alla bocca, quasi sicuramente avrà una difficoltà a livello deglutitorio e quindi presenterà disfagia. Se un paziente ha il morbo di Parkinson ed ha disfagia significa che è il Parkinson ad aver causato la difficoltà di deglutizione, poichè, appunto, la disfagia non è mai da considerarsi come una patologia ma è la conseguenza di una malattia già presente o che si sta manifestando.
La disfagia, inoltre, se non identificata e trattata in modo adeguato da un insieme di figure professionali, può portare a delle conseguenze anche molto gravi quali:
- malnutrizione,
- disidratazione,
- insorgenza di polmonite ab ingestis (patologia molto grave a livello polmonare che si instaura quando cibi e liquidi non seguono la giusta via fino allo stomaco ma arrivano nei polmoni).
Tutto ciò, poi, porta ad una diminuzione della qualità della vita.
E’ fondamentale, quindi, che tutti sappiano che cos’è la disfagia, in modo tale da conoscerla e poterla intercettare perchè si tratta, molto frequentemente, di un sintomo trattabile con un intervento logopedico mirato e personalizzato.